23 Novembre 2021

Studi legali e i principi di sostenibilità tra valori e marketing

di Mario Alberto Catarozzo - Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace Communications Scarica in PDF

Gli anni ’60 hanno visto il “miracolo italiano” nell’industria e l’affermazione della professione forense e le altre giuridico-economiche; in questa epoca non era certo necessario per il professionista comunicare, bastava lavorare bene e farsi un nome perché il passaparola facesse il resto. L’economia e i costumi italiani cambiano nel tempo e vediamo negli anni ’80 l’affermazione di un nuovo stile di vista con l’apice del benessere nel nostro Paese: la professione forense procede a gonfie vele e, in un tessuto economico in espansione, nuovamente non c’è alcun bisogno di promuovere la propria attività professionale perché il fatturato voli. La fine del ‘900 tuttavia vede una prima frenata dell’economia e il passaggio ad una nuova epoca con l’entrata in scena della tecnologia. Internet prende a grandi passi il centro della scena e cambia tutto in pochi anni: economia, relazioni, cultura, equilibri. Nel primo ventennio degli anni 2000 la professione forense vede quintuplicarsi il numero degli avvocati iscritti all’Albo e una economia in affanno. Il passaparola non basta più a garantire il proprio business di studio e la comunicazione diventa oltre che un nuovo modo di esistere e relazionarsi, anche una esigenza per la professione.

Ecco, dunque, la nascita del legal marketing e della comunicazione in ambito professionale. In Italia comincia ad essere sempre più importante la presenza delle Law Firm internazionali che portano questa cultura aziendale nell’organizzazione e nella comunicazione della professione forense. Gli studi di tutte le dimensioni, dai grandi studi legali alle boutique del diritto man mano si rendono conto di dover comunicare per distinguersi, per informare e per creare valore nel mercato di riferimento. Nascono piattaforme dedicate alla comunicazione, dalle legal directory alle piattaforme di beauty contest. Il passaparola passa velocemente dalla tradizionale modalità de visu, analogica, a quella digitale dei social network e nascono testate giornalistiche dedicate a questa forma di comunicazione con annessi eventi, premi e chi più ne ha più ne metta. Sintomo di un cambio di mentalità nella professione forense e di modalità diverse per far entrare in contatto l’offerta e la domanda di servizi legali. Si comincia a parlare di blockchaine e il concetto, mutatis mutandis, viene oggi applicato anche alla fornitura di servizi legali che rientrano nella catena dei fornitori per una azienda. Le aziende vogliono che i propri fornitori – tra cui i fornitori di servizi legali – abbiano gli stessi valori loro, lo stesso stile e rispettino determinati parametri non solo professionali, ma anche comportamentali e di stile nel fare business.

Ed eccoci al presente. Siamo nel terzo decennio degli anni 2000, un’epoca dove le problematiche ambientali hanno il centro dell’interesse mondiale e a seguire esigenze di tutela della privacy facile da violare con le nuove tecnologie, di tutela della qualità di vita delle persone, pervasa dalle nuove tecnologie, di tutela del lavoro, travolto dal cambiamento portato dalla pandemia, dalla digitalizzazione e dalla crisi economica mondiale.

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