Sostenibilità e guerra di talenti
di Giulia Maria Picchi - Senior partner Marketude Scarica in PDFNegli ultimi anni, la sostenibilità ha assunto una posizione di primo piano anche nelle fasi di assunzione e successiva fidelizzazione delle risorse umane.
L’esperienza che stanno vivendo le imprese, quando non già condivisa, è senz’altro un monito per gli studi: tra i fattori presi in esame per scegliere il proprio datore di lavoro vengono valutati anche la sua “greenness” (intesa qui come sostenibilità ambientale e sociale) e i benefici ad essa correlati.
Si sta assistendo a una vera e propria guerra di talenti: le realtà che riescono ad adattarsi rapidamente per dare risposte concrete a queste nuove istanze sono quelle che poi riescono ad attrarre e trattenere le risorse migliori.
E se è vero per tutte le organizzazioni che il capitale umano è un fattore fondamentale per il successo di lungo termine, è evidente quanto lo sia, a maggior ragione, per uno studio professionale.
E’ quindi una priorità assoluta non concentrarsi solo sulla gestione della fase di assunzione ma anche occuparsi attentamente di tutte quelle attività che concorrono a fidelizzare le persone.
A questo proposito invito chi fosse preoccupato degli oneri che piani di welfare, corsi di formazione e altre iniziative comportano, ad adottare un approccio intellettualmente onesto e, per valutare che cosa davvero si debba intendere come “oneroso”, mettere sull’altro piatto della bilancia anche i problemi, i rallentamenti, la perdita di know-how (e magari anche di clienti), i costi -anche e forse soprattutto in termini di tempo da dedicare alla ricerca di nuove persone, ai colloqui, alla formazione, ecc.-, e quindi, in generale, i mancati guadagni che derivano da un elevato turnover.