Oneri della difesa giudiziale deducibili al compimento di ogni attività
di Fabio Landuzzi Scarica in PDFLa sentenza della Corte di Cassazione n. 16969 del 11 agosto 2016, riguardante la competenza fiscale degli oneri sostenuti dalle imprese per l’assistenza legale in giudizio, ha creato una certa fibrillazione. Si ricorda che la Cassazione ha affermato il principio di diritto secondo cui l’onorario e le spese relative alla prestazione del professionista incaricato si considerano sostenute quando la prestazione è condotta a termine per effetto dell’esaurimento o della cessazione dell’incarico professionale. Precisamente, pur stante la visione dell’unitarietà della prestazione, la Suprema Corte ritiene che i costi in oggetto siano deducibili al momento della pronuncia che chiude ciascun grado del giudizio.
Il tema non è affatto nuovo, come non lo è nella sostanza il principio di diritto affermato dai giudici di Cassazione il quale richiama una precisa applicazione del disposto di cui all’articolo 109, comma 2, lett. b), del Tuir; Assonime, con l’Approfondimento n. 1/2016, compie un’interessante disamina della fattispecie che parte da una indagine riguardo la natura dell’obbligazione assunta dal consulente legale e delle circostanze che rendono l’onorario da questi maturato certo ed oggettivamente determinato.
A tale riguardo, viene distinto il caso dell’attività stragiudiziale rispetto alla difesa in giudizio.
Per quanto concerne la prima tipologia – l’attività stragiudiziale – la prestazione assume rilevanza per l’impresa committente nel momento in cui il professionista fornisce la propria consulenza e quindi porta a termine la prestazione stessa. È quindi in questo istante che si realizza l’ultimazione della prestazione con la conseguenza che il costo, ai sensi della norma richiamata, si rende deducibile.
La ratio della norma a cui il principio di diritto affermato dalla Cassazione fa riferimento è quella di collegare la competenza fiscale del costo al momento in cui il credito del professionista diventa esigibile: per l’attività stragiudiziale è abbastanza agevole osservare che ciò normalmente avviene con l’esecuzione finale dell’incarico.
Più controverso è invece il caso della difesa in giudizio. Qui, stando ad una apparente applicazione letterale del principio di diritto sopra affermato, parrebbe doversi concludere che tutto il corrispettivo della difesa si renda deducibile per il committente solo all’esaurimento della pratica, o quantomeno di ogni sua fase. Questa interpretazione, come evidenzia Assonime, non appare però condivisibile.
Dapprima, non può non osservarsi che anche l’attività di difesa giudiziale si compone di prestazioni che hanno una propria autonoma valenza economica in quanto già nella loro specificità soddisfano l’interesse del cliente, a prescindere sia dall’esito del procedimento ed anche dal fatto che il legale porti o meno a termine l’incarico. Pertanto, non può affatto escludersi che il committente ed il difensore regolino il riconoscimento dei compensi e delle spese in relazione a ciascuna prestazione di cui si compone la complessa attività di difesa nel procedimento. Ecco allora che, così strutturato il mandato, il costo sostenuto per l’esecuzione di ciascuna prestazione legale in cui si estrinseca la difesa diviene deducibile in quanto “ultimata” e poiché il relativo debito verso il professionista si manifesta per il committente già in modo certo, liquido ed esigibile.
In altri termini, la prestazione resa dal difensore rende dovuto da parte del committente l’onorario maturato, e quanto già da questi corrisposto non sarebbe più ripetibile: non siamo più dinanzi ad una prestazione continuativa, in senso tecnico, bensì ad una prestazione “puntuale”.
Di conseguenza, se nella difesa in giudizio sono pattuite remunerazioni specifiche per le singole attività svolte nel procedimento, i costi possono ritenersi deducibili per il committente nel periodo d’imposta in cui dette singole attività sono concluse. Qualora l’incarico alla difesa fosse riferito all’intera gestione del procedimento, senza distinzione per le attività di cui esso si compone, allora la deduzione dei costi per il committente potrà manifestarsi solo al momento dell’esaurimento delle fasi processuali o della cessazione dell’incarico professionale.
Anche in questa circostanza, tuttavia, come evidenzia Assonime, se l’impresa fosse in grado di determinare in modo obiettivo la spesa relativa alla prestazione professionale resa sino a quel momento e quindi dimostrare che quell’importo corrisponde ad un debito certo verso il difensore, potrebbero esservi le condizioni per sostenere in via interpretativa la deduzione del relativo costo prima della ultimazione dell’intera fase processuale.
Articolo tratto da “Euroconference News“
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