2 Maggio 2016

L’applicazione del D.Lgs 231/2001 e la Corporate Social Responsibility

di Antonio Candotti Scarica in PDF


Premessa

Diventa sempre più attuale nel mondo dell’economia aziendale il tema della cosiddetta “responsabilità sociale d’impresa” (Corporate Social Responsibility: CSR”). Si tratta di un approccio strategico-culturale alla gestione dell’impresa che promuove uno sviluppo coerente con la dimensione valoriale ed etica della stessa e che recupera il ruolo centrale della persona ed il rispetto per l’ambiente. Sotto questo punto di vista un’impresa si dice eccellente quando è in grado di contemperare il suo fine economico – che non viene perciò distorto, ma al contrario ulteriormente valorizzato – con le esigenze di tutela della società e dell’ambiente, cioè quando attraverso il suo operare realizza un mix positivo tra risultati economico-finanziari e obiettivi di sostenibilità socio-ambientale, condividendo, nel contesto in cui si trova ad operare, parte dei benefici che essa stessa ottiene dall’essere membro della comunità. Alcun studiosi della materia parlano di un “nuovo equilibrio tra massimizzazione del profitto e giusto profitto”. Agli antipodi di questa visione c’è l’approccio di gestione dell’impresa speculativo e orientato al breve temine.

 

L’Ambiente di controllo

Il framework di riferimento dei sistemi di controllo interno – il COSO report (il framework del Committee of Sponsoring Organizations) – prevede una componente immateriale fondamentale, definita come “ambiente di controllo”, che riguarda la cultura d’impresa, i valori ed i principi a cui essa s’ispira e che determinano il modo con cui l’impresa opera e si rapporta con i suoi interlocutori. Si tratta di tutti quegli aspetti che definiscono la sensibilità dei vertici aziendali verso la qualità delle persone, della struttura organizzativa e dei controlli che accompagnano la gestione del business, la corretta assegnazione dei compiti e delle responsabilità, la trasparenza e l’attendibilità delle informazioni. L’ambiente di controllo, che attiene alla definizione della piattaforma valoriale dell’impresa, è quindi un elemento fondante dei sistemi di controllo: infatti, se tale componente immateriale è debole, difficilmente il sistema delle procedure e in generale degli strumenti e dei presidi di controllo posti in essere dall’impresa potrà risultare efficace. Ciò vale anche con riferimento al D.Lgs 231/2001 (nel seguito “Decreto”): il Codice Etico aziendale (nel seguito “CE”) costituisce infatti la premessa fondamentale per la tenuta del Modello di organizzazione gestione e controllo (nel seguito “Modello”), in particolare con riferimento agli aspetti di legalità, trasparenza e correttezza negoziale.

La dimensione valoriale ed etica di un’organizzazione costituisce quindi un aspetto comune tra la CSR ed il Decreto ed il CE, che è il documento che formalizza la “Carta d’identità etica dell’impresa”, costituisce l’elemento di raccordo.

 

L’identità “etica” dell’impresa

Proseguendo la nostra analisi, si rileva che da più parti, anche in recenti indagini sulle aspettative dei diversi portatori d’interesse nei confronti delle imprese (i cosiddetti stakeholders),  è emersa l’esigenza che quest’ultime si espongano, prendano posizione proprio con riferimento al proprio ruolo e valore sociale, al fine di recuperare credibilità e legittimazione. Si tratta di un processo di trasparenza che sta divenendo un fattore strategico per il successo delle imprese, attraverso il quale esse rendicontano e comunicano ai propri portatori d’interesse il proprio modello di gestione, evidenziando in modo trasparente e verificabile come coniugano e traducono in concreto nell’ambito del proprio business i valori ed i principi dichiarati. Il processo narrativo, che porta alla redazione del cosiddetto bilancio sociale o di sostenibilità, va oltre la rendicontazione dei soli aspetti economici patrimoniali e finanziari e consente di rappresentare l’identità dell’impresa, la sua storia, i suoi valori e principi e il modo con cui tali valori e principi trovano coerente applicazione nei diversi ambiti della gestione, rispondendo alle sollecitazioni dei suoi stakeholders.

L’idea che l’impresa abbia una sua identità e soggettività valoriale, che può anche essere diversa da quella dei singoli soggetti che la compongono, è stata ripresa anche dall’estensore del Decreto, nel momento in cui ha riconosciuto la possibilità che anche l’impresa possa commettere un reato, negando il tradizionale principio del diritto penale contenuto nel brocardo “societas delinquere non potest”, secondo il quale una persona giuridica non può commettere reati, proprio perché priva di una propria identità soggettiva.

 

CSR e standard di qualità della gestione

L’approccio di CSR orienta l’impresa verso la ricerca dei più elevati standard qualitativi in ogni ambito della gestione (revisione contabile, sistema di gestione della qualità, della salute e sicurezza sul lavoro, dell’ambiente, internal audit, risk management…) in quanto tali standard rappresentano la risposta ottimale ai diversi rischi dell’impresa e alle diverse aspettative degli stakeholders. L’attenzione dell’impresa al monitoraggio ed alla gestione dei propri rischi, inclusi quelli di natura relazionale e socio-ambientale, è quindi espressione della responsabilità che essa sente nei confronti dei propri interlocutori. Sotto questo profilo, l’adozione del Modello costituisce lo standard di qualità nell’ambito dell’organizzazione e del sistema di controllo di cui l’impresa si è dotata al fine di monitorare i propri “rischi 231” e per agire in modo coerente con i valori ed i principi dichiarati. In questo senso, il Modello costituisce uno degli strumenti fondamentali di gestione dei rischi e come tale trova spazio nella parte del bilancio sociale, dedicata all’identità dell’impresa ed in particolare dove si descrive il modello di governance.

 

Conclusioni

Da queste brevi note di confronto si può quindi concludere che esiste un forte legame tra la CSR e gli strumenti che attengono ai processi di gestione dei rischi e in generale di gestione e controllo dell’attività dell’impresa, proprio perché l’elemento comune e fondante di tali strumenti è la piattaforma valoriale ed etica dell’impresa stessa, che si esprime attraverso il Codice Etico. A riprova di ciò, il fatto che gli esperti che si sono cimentati nel dare rilevanza pratico operativa alle norme contenute nel Decreto (si pensi ad esempio alle Linee Guida di Confindustria) hanno incluso il CE tra le componenti essenziali del Modello.