Gender pay gap e sostenibilità
di Giulia Maria Picchi - Senior partner Marketude Scarica in PDF“Noi siamo gli ultimi per occupazione femminile, per fecondità, ma la Costituzione italiana tutela la parità di condizione. Io mi domando: ma la gente che paga meno le donne degli uomini sa che sta andando contro la Costituzione italiana?”
È quello che, durante una recente intervista, l’ex Governatore Mario Draghi ha chiesto alla platea sottolineando un concetto fondamentale che dovrebbe essere ovvio ma che, purtroppo, suona ancora come una sfida da affrontare: pagare le donne meno degli uomini non è solo ingiusto, ma è una violazione della Costituzione.
Questa affermazione, in apparenza semplice, apre a una riflessione profonda sulle disuguaglianze di genere e sul legame con la sostenibilità sociale ed economica.
Un problema costituzionale e sociale
Giova ricordare che il principio della parità salariale è sancito dall’articolo 37 della Costituzione italiana, che stabilisce che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore” ossia che a parità di lavoro le donne debbano ricevere una retribuzione uguale a quella degli uomini. Tuttavia, nonostante il fondamento costituzionale, i dati più recenti dimostrano che il gender pay gap è tutt’altro che risolto.
Gli studi che indicano quanto guadagnano in meno le donne rispetto agli uomini non mancano: il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum stima che, ai tassi attuali di progresso, ci vorranno ancora 131 anni per colmare completamente il divario globale tra uomini e donne in termini di parità economica.
A parte violare dei diritti costituzionali, questo scenario ha conseguenze tangibili per l’economia e la sostenibilità sociale. Il gender pay gap limita la partecipazione femminile al mercato del lavoro e, di conseguenza, la crescita economica complessiva. Una ricerca del Fondo monetario internazionale (Fmi), presentata all’inizio di quest’anno, indica che la riduzione del divario di genere nel mercato del lavoro contribuirebbe a far crescere il prodotto interno lordo (Pil) di quasi l’8% nelle economie emergenti e in via di sviluppo. Se invece eliminassimo del tutto il divario tra donne e uomini in questi Paesi, il Pil aumenterebbe del 23% in media.
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