Diritto e reati societari

Il lavoro sportivo dilettantistico e le carte federali

Non vi è dubbio che la definizione di attività sportiva dilettantistica, in Italia, sia figlia di un gigantesco equivoco. Infatti, nella comune opinione, è considerata tale quella “non remunerativa”, ovvero quella svolta per finalità altruistiche. In realtà è tale quella svolta in settori non dichiarati professionistici dalla Federazione di appartenenza, indipendentemente che sia previsto o meno un compenso in favore di chi la svolge. Tant’è che il nuovo statuto Coni non parla più di attività dilettantistica ma si limita a distinguere l’attività professionistica da quella non professionistica. Però, nella “convinzione” che i “non professionisti” fossero i c.d. “amateur” di decoubertiana memoria, l’attività sportiva dilettantistica è stata oggetto, fino ad oggi, di interventi legislativi tesi a ridurre, se non in alcuni casi annullare, i costi fiscali, previdenziali e…

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Tante proposte di legge per lo sport … forse troppe

In un momento come questo in cui l’attenzione è concentrata sui futuri decreti delegati di riforma del terzo settore, rischia di non avere adeguato risalto che, davanti alla Commissione cultura della Camera, pendono due proposte di legge, la n. 1680, presentata il 10 ottobre 2013, primo firmatario l’Onorevole Fossati, “disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport nonché delega al Governo per la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di attività sportiva”, sulla quale è già in essere la discussione in commissione ed è già presente nel calendario dell’aula per ottobre, e l’altra, presentata lo scorso 28 giugno, dalla deputata Sbrollini, responsabile per lo sport del partito democratico (n. 3936) “disciplina delle attività sportive dilettantistiche”….

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Modalità di assegnazione agevolata senza riduzione del capitale sociale

L’assegnazione di beni ai soci si sostanzia in una distribuzione di riserve di utili o di capitale tramite beni in natura al posto del denaro. Relativamente alla scelta di quale riserva attribuire ai soci a fronte della predetta assegnazione,  va in primissottolineato che la stessa non sembra del tutto libera (come invece lascerebbe intendere, dal punto di vista fiscale, l’art.1, comma 118 della Legge di Stabilità 2016, la legge n.208/2015), posto che è principio assodato dalla Corte di Cassazione (si veda la sentenza n.12347/1999) e dal Principio Contabile OIC28, che in primo luogo debbano essere distribuite ai soci le riserve meno vincolate (utili) rispetto a quelle più vincolate (capitale). In secondo luogo, va chiarito quale sia l’organo deputato ad assumere…

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La riduzione del capitale al servizio della assegnazione agevolata

La “assegnazione” di beni ai soci, come noto, non è un’operazione codificata nella disciplina civilistica. L’assegnazione è infatti una modalità con cui la società dà esecuzione ad una decisione di distribuzione ai soci di una parte del proprio patrimonio netto, o dell’intero patrimonio se è attuata nella fase liquidatoria dell’ente; la peculiarità è che con l’assegnazione la società assolve all’obbligazione di restituzione, di riserve di utili o di capitale, nei confronti dei soci non attraverso il denaro, bensì in natura. Poiché l’assegnazione ha quindi come presupposto una decisione, che compete ai soci e non agli amministratori della società, che si sostanzia in una diminuzione del patrimonio netto, la sua corretta esecuzione richiede necessariamente una particolare attenzione al rispetto della disciplina…

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Ancora sul diritto di voto ai sedicenni nelle associazioni

Lo statuto, di recente entrato in vigore, della U.I.S.P., uno tra i più importanti enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, introduce, nell’ordinamento sportivo, una importante novità. L’articolo 4, comma quinto, infatti, prevede che: “Il socio minorenne viene convocato alle assemblee e partecipa con diritto di voto al raggiungimento del sedicesimo anno di età con esclusivo riferimento all’elezione dei delegati al congresso territoriale …” (sul punto vedi anche “Il diritto di voto ai minorenni”). La particolarità della scelta adottata (ratificata dal Coni in sede di definitiva approvazione dello Statuto) si ricava sia dal riconoscimento del diritto di voto al minorenne sia dalla circostanza che questo diritto appare limitato (ad esempio non esercitabile in sede di approvazione dei bilanci). Ci si…

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Il diritto di voto ai minorenni

La decisione della Commissione Tributaria Regionale Veneto n. 134, 20.01.2016, Sez. XXIV, offre alcuni interessanti spunti in merito al ruolo e ai diritti degli associati minorenni all’interno di una associazione sportiva. A seguito di un avviso di accertamento a carico di un sodalizio dilettantistico, al quale la Guardia di Finanza contestava la prevalente natura commerciale in quanto “non vi sarebbe stata una reale partecipazione dei soci alla vita associativa né alla gestione associativa limitandosi gli stessi a versare un corrispettivo a fronte delle prestazioni ricevute (lezioni di ballo)”, l’associazione ricorreva sostenendo, tra l’altro, la regolarità degli adempimenti statutari, in particolare in ordine al libro soci ed alle assemblee, osservando inoltre che gli associati erano, tranne gli istruttori, tutti minorenni con conseguente…

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L’outdoor training

L’attività fisica, oltre che essere utile per un corretto mantenimento della salute fisica, è indubbiamente uno strumento per renderci più ricettivi e positivi nei confronti della vita quotidiana. Del resto questo incipit è di antica memoria, se è vero che già Giovenale nelle sue Satire affermava il noto mens sana in corpore sano. Nella realtà, questa sensazione di benessere che si ha dopo aver praticato sport deriva dal fatto che il nostro cervello produce le endorfine, sostanze dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche che ci portano uno stato di allegria e soddisfazione, tant’è vero che si parla di runner’s high (lo sballo del corridore). Praticare sport comporta, nella maggior parte dei casi, lasciarsi alle spalle la scrivania ed entrare a…

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231: Reati commessi all’estero e reati commessi in Italia da Enti esteri – Cass. Pen. Sez. VI n. 11442 del 17.3.2016

La questione della giurisdizione del giudice italiano e della applicabilità del D.Lgs. 231/01 in caso di reato presupposto commesso all’estero e di reato commesso in Italia da Enti esteri riveste da sempre grande interesse, sia in ambito processuale, sia in sede di realizzazione dei Modelli di Organizzazione e Gestione. Sotto tale secondo aspetto, infatti, da un lato la rilevanza dei fatti reato presupposto commessi all’estero deve necessariamente essere considerata nella costruzione dei Modelli di prevenzione, dall’altro l’applicabilità della norma italiana ad Enti esteri operanti in Italia deve essere dagli stessi considerata ai fini della valutazione di eventuale adozione del Modello esimente ex D.Lgs. 231/01. Se l’applicabilità della norma agli Enti aventi in Italia la sede principale per fatti commessi all’estero…

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Contratti di distribuzione extra-UE e divieto di re-importazione nei mercati UE

Nell’ambito dell’Unione Europea l’impresa che, in un dato Stato membro, detenga un qualche diritto di proprietà intellettuale in relazione a prodotti ivi commercializzati, non può impedire l’importazione in tale Stato dei medesimi prodotti provenienti da un secondo Stato membro ove essi siano stati commercializzati dalla stessa impresa o comunque con il suo consenso, il che accade quando i prodotti dell’impresa siano stati commercializzati da un concessionario autorizzato. L’”oggetto specifico” dei diritti di privativa si sostanzierebbe dunque nel diritto, esclusivo e discrezionale, attribuito al titolare di tali diritti di privativa, di decidere se e quando porre in commercio in un dato Stato membro i beni ed i prodotti coperti da tali diritti di privativa (Centrafarm BV v. Sterling Drug (Caso 15/74 (1974)…

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Consigli per l’internazionalizzazione: “mind the step”, non dare niente per scontato

Ormai “Internazionalizzarsi” non è soltanto un termine di moda ma per molte Imprese Italiane è ormai proprio un’esigenza, capace di porre rimedio o, quantomeno, di controbilanciare la debolezza del mercato domestico e il calo dei consumi interni. E allora ecco la decisione “The Italian companies goes abroad!” che comporta in via preliminare la necessità di rispondere ad una semplice domanda: perché abbiamo deciso di internazionalizzarci e di essere presenti proprio su quel dato mercato straniero? E come vogliamo “internazionalizzarci”? Se vogliamo soltanto delocalizzare la produzione, peraltro destinata al mercato Italiano, in realtà il nostro è soltanto un progetto di riduzione costi. Internazionalizzazione significa invece entrare in un mercato estero per produrre/vendere i nostri prodotti ai clienti e ai consumatori locali….

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