Diritto e reati societari

Amministratori: il compenso non spetta se c’è inadempimento

La società può opporre l’eccezione di inadempimento agli amministratori, e, di conseguenza, non pagare il compenso stabilito: è questo quanto chiarito dalla Corte d’Appello di Milano, con la sentenza n. 3375 del 18.07.2017. Due amministratori di una S.p.a. agivano in giudizio per la riscossione dei loro compensi, ma la società contestava la debenza degli importi, sollevando eccezione di inadempimento, avendo gli amministratori tardivamente predisposto il bilancio di programma e tardivamente convocato l’assemblea dei soci per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Soccombenti in primo grado, gli amministratori promuovevano quindi appello, rilevando l’inapplicabilitàdell’articolo 1460 cod. civ., disciplinante, appunto, l’eccezione d’inadempimento, ai rapporti tra amministratori e società. D’altra parte, con la sentenza n. 1545/2017, la Corte di Cassazione aveva avuto modo di precisare che “l’amministratore unico o il consigliere d’amministrazione di una società per azioni sono legati da un rapporto…

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Il documento CNDCEC sul Modello 231

Il nuovo documento “Principi di redazione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.lgs. 231/2001” elaborato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), in collaborazione con la Fondazione Nazionale dei Commercialisti e reso noto lo scorso 7 luglio, nasce dall’esigenza di offrire una risposta a coloro che sono impegnati in questa materia quali consulenti esterni incaricati di redigere il Modello organizzativo oppure chiamati in sede giudiziaria a valutarne l’idoneità e la concreta attuazione. Sebbene, infatti siano già trascorsi ben quindici anni dall’entrata in vigore del D.Lgs. 231/2001 sulla Responsabilità amministrativa degli enti, il medesimo ancora oggi “continua a rappresentare un tema di estrema attualità, attese le numerose modifiche eseguite dal catalogo degli illeciti che ne determinano l’insorgere” nonché il…

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Clausole di intrasferibilità partecipazioni

A seguito della riforma del diritto societario del 2004, sono legittime nell’ambito delle S.r.l. le clausole che sanciscono in maniera tassativa il divieto assoluto di circolazione della partecipazione del socio. Tale possibilità deve essere tuttavia valutata attentamente soprattutto per le conseguenze che possono crearsi in capo alla società. Infatti, l’articolo 2469, comma 2, dopo aver sancito la passibilità di introdurre nello statuto tali clausole, dispone che in tal caso “il socio o i suoi eredi possono esercitare il diritto di recesso ai sensi dell’articolo 2473”. Si badi bene che tale diritto spetta ad nutum, ossia può essere esercitato in qualsiasi momento e da qualsivoglia socio, non essendo necessaria la presenza di atti o delibere alle quali il socio non abbia aderito. Ciò costituisce indubbiamente un forte deterrente all’introduzione di clausole…

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D.Lgs. 254/2016 – Dichiarazioni di carattere non finanziario e Modello 231

Il D.Lgs. 30 dicembre 2016 n. 254, in attuazione della Direttiva 2014/95/UE, introduce nel nostro ordinamento l’obbligo per determinati enti di redigere per ogni esercizio finanziario una dichiarazione di carattere non finanziario volta ad “assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e dell’impatto dalla stessa prodotta”, avente ad oggetto temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani ed alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Gli enti in tal senso obbligati sono gli “enti di interesse pubblico” indicati all’art. 16 co. 1, D.Lgs. 39/2010 (società italiane emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani e dell’UE, banche, imprese di assicurazione e riassicurazione) ove superino il limite dimensionale di 500…

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La confisca deve essere proporzionata al profitto

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 12653/16 torna nuovamente a pronunciarsi sul quantum di profitto confiscabile in capo all’ente che sia ritenuto responsabile penalmente, ai sensi dell’art.5 del D.Lgs. n.231/01, per i reati commessi nel suo interesse o vantaggio dai soggetti apicali o da coloro sottoposti all’altrui direzione o vigilanza. L’art. 19 del citato decreto prevede, infatti, che “nei confronti dell’ente è sempre disposta, con la sentenza di condanna, la confisca del prezzo o del profitto del reato, salvo che per la parte che può essere restituita al danneggiato. Sono fatti salvi i diritti acquistati dai terzi in buona fede”. Nel secondo comma il Legislatore ha inoltre previsto che “quando non è possibile eseguire la confisca a norma del comma 1 la stessa può avere ad…

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La giurisprudenza di Cassazione sulle sportive

Dalla lettura di due recenti sentenze della sezione quinta della Corte di Cassazione (sentenze n. 6934/2017 e n. 7629/2017), in materia di disciplina fiscale applicabile alle società e associazioni sportive dilettantistiche, emergono alcuni aspetti che meritano qualche considerazione aggiuntiva. Nella prima sentenza (Cassazione 6934/2017) la fattispecie concreta è molto diffusa: trattasi di associazione che gestisce una palestra alla quale, in sede di accertamento, viene disconosciuta la natura “istituzionale” dei proventi riscossi dagli associati con il conseguente recupero dell’Iva non versata. La Commissione tributaria provinciale confermava la natura “commerciale” del provento ma: “sul presupposto che dall’imponibile accertato dovesse scorporarsi l’Iva inclusa nei corrispettivi percepiti e che andasse detratta l’Iva addebitata a titolo di rivalsa, rideterminava in diminuzione l’imposta dovuta e le sanzioni”. Sulla decisione sostanzialmente confermativa della Commissione regionale ricorreva…

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Lo sport e l’assenza di scopo di lucro

Fino al 1996 (più precisamente con l’entrata in vigore dell’articolo 4 del D.L. 485/1996 convertito con la L. 586/1996) tutte le associazioni e società sportive, sia dilettantistiche che professionistiche, dovevano rigidamente rispettare il principio della assenza di scopo di lucro o, più correttamente, dell’obbligo di reinvestire tutti gli utili prodotti (divieto di lucro soggettivo ma non oggettivo). Dalla citata novella alla L. 91/1981 per le società sportive professionistiche è stato eliminato l’obbligo della natura non profit che ha prodotto anche lo “sbarco” in borsa di alcune di queste. Il mondo del dilettantismo, invece, fino ad oggi, ha sempre difeso strenuamente questa natura. La principale motivazione si lega al fatto che si suppone che la crescita possa avvenire, in mancanza di remunerazione dei capitali investiti e, quindi, con la difficoltà a reperirne di…

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Se l’assemblea non delibera la società si scioglie

Le società con esercizio coincidente con l’anno solare hanno ormai approvato il bilancio di esercizio, pur nei casi in cui si è beneficiato del maggior termine di 180 giorni. Purtuttavia, vi potrebbero essere delle situazioni nelle quali l’assemblea dei soci non riesce a deliberare l’approvazione del bilancio. In questi casi gli amministratori non possono essere ovviamente sanzionati per il mancato deposito del bilancio di esercizio, ma non possono comunque disinteressarsi della situazione che si è venuta a creare nella compagine societaria. Ai sensi dell’articolo 2484, comma 1, n. 3, cod. civ., gli amministratori devono infatti verificare se ricorre una causa di scioglimento della società, “per l’impossibilità di funzionamento o per la continuata inattività dell’assemblea”. Con specifico riferimento all’impossibilità di funzionamento, si pensi a tutti quei casi in cui l’assemblea si riunisce e si costituisce validamente, ma non riesce a deliberare a causa…

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Estinzione della società e intrasmissibilità delle sanzioni

Con la recente sentenza n. 9094 depositata in data 7 aprile 2017, la Quinta Sezione Tributaria della Corte di Cassazione è tornata a occuparsi del tema relativo alla trasmissibilità delle sanzioni tributarie nei confronti dei soci di una società estinta. In particolare l’oggetto della controversia riguardava la notifica di avvisi di accertamento derivanti da un accertamento induttivo scaturito dall’Agenzia delle Entrate per l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi da parte della società contribuente per gli anni 2003 e 2005. Nel caso in esame la ricorrente, nella propria impugnazione, eccepiva la tardiva presentazione delle dichiarazioni e rappresentava che il ritardo fosse ascrivibile al professionista incaricato della trasmissione telematica. La CTP recepiva il ricorso proposto dalla contribuente. Nel giudizio di appello, la…

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Le nuove norme antiriciclaggio e la responsabilità amministrativa delle società ex D.lgs. 231/2001

Abstract Il 4 luglio 2017 entra in vigore il Decreto Legislativo 25 maggio 2017, n. 90 che recepisce la Direttiva 2015/849/UE (cd. IV Direttiva) dettando disposizioni più severe in materia di antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento delle attività terroristiche. Il nuovo Provvedimento è stato pubblicato lo scorso 19 giugno in Gazzetta Ufficiale e sostituisce, modificandola profondamente, gran parte della disciplina contenuta nel Decreto Legislativo n. 231/2007. Tra le novità più rilevanti, introdotte dalle nuove norme, vi è la previsione della possibilità di utilizzare i dati acquisiti dalla GdF a fini fiscali, mentre i controlli effettuati dai militari delle Fiamme Gialle diventeranno efficaci anche ai fini dell’accertamento tributario. Da un lato, dunque, la nova normativa impone maggiori obblighi di informazione…

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