Diritto e reati societari
Il procedimento penale 231: la Cassazione prende posizione su vari aspetti controversi con la sentenza n. 41768/2017
Competenza per territorio e competenza per connessione rispetto a reati non oggetto di addebito 231, contestazione 231 con rinvio ai capi di imputazione per le persone fisiche, utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, indipendenza delle impugnazioni dell’imputato e dell’ente, queste le principali questioni procedimentali e processuali affrontate nelle 146 pagine della sentenza della Cassazione penale, Sez. VI, n. 41768 depositata il 13.9.2017. Con tale pronuncia la Suprema Corte ha assunto precisa e motivata posizione su alcuni degli aspetti più controversi della disciplina processual-penalistica dell’accertamento della Responsabilità degli enti, in bilico tra norme del codice di procedura penale e disposizioni speciali di cui al D.Lgs. 231/01. Competenza per territorio e connessione “Il <<giudice penale competente>> a conoscere gli illeciti amministrativi dell’ente è il…
Continua a leggere...Nuove norme antiriciclaggio: e’ davvero venuto meno l’obbligo di tenuta dell’archivio unico informatico (AUI) e del registro della clientela?
Il testo del d.lgs. 231/2007, in vigore a partire dal 4 luglio 2017, non prevede più l’obbligo di tenuta dell’Archivio Unico Informatico (AUI) e del Registro della Clientela. Tuttavia, mentre con riguardo alle banche e agli altri intermediari finanziari, è logicamente prevedibile che, date le dimensioni delle rispettive attività, gli stessi non abbandoneranno mai tali presidi informatici, con riguardo ai professionisti, se da un lato si semplificano formalmente le attività di tenuta e di gestione della documentazione relativa alla clientela, dall’altro si rischia di privarli di uno strumento di lavoro che, a ben vedere, è forse quello più sicuro per verificare l’adempimento degli obblighi antiriciclaggio i quali, oltre a essere rimasti praticamente identici rispetto al passato, sono ora sanzionati persino…
Continua a leggere...Verifica sul campo per la fallibilità della società agricola
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17343 del 13 luglio 2017, è tornata a occuparsi della fallibilità o meno delle imprese agricole consolidando, nelle proprie conclusioni, quel filone giuridico per il quale è necessario procedere a una disamina della fattispecie concreta e non limitarsi al mero dato letterale. La problematica si è indubbiamente alimentata a decorrere dalla riforma del settore agricolo, attuata a mezzo della L. 57/2001 da cui, come noto, sono scaturiti 3 decreti legislativi, tra cui il 228/2001 il cui articolo 2 è intervenuto, seppur implicitamente, sul cosiddetto statuto speciale previsto per l’imprenditore agricolo e disciplinato dall’articolo 2136 e ss. cod. civ.. A questo deve aggiungersi l’integrale riscrittura dell’articolo 2135, cod. civ. a mezzo dell’articolo 1, D.Lgs….
Continua a leggere...Amministratori: il compenso non spetta se c’è inadempimento
La società può opporre l’eccezione di inadempimento agli amministratori, e, di conseguenza, non pagare il compenso stabilito: è questo quanto chiarito dalla Corte d’Appello di Milano, con la sentenza n. 3375 del 18.07.2017. Due amministratori di una S.p.a. agivano in giudizio per la riscossione dei loro compensi, ma la società contestava la debenza degli importi, sollevando eccezione di inadempimento, avendo gli amministratori tardivamente predisposto il bilancio di programma e tardivamente convocato l’assemblea dei soci per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Soccombenti in primo grado, gli amministratori promuovevano quindi appello, rilevando l’inapplicabilitàdell’articolo 1460 cod. civ., disciplinante, appunto, l’eccezione d’inadempimento, ai rapporti tra amministratori e società. D’altra parte, con la sentenza n. 1545/2017, la Corte di Cassazione aveva avuto modo di precisare che “l’amministratore unico o il consigliere d’amministrazione di una società per azioni sono legati da un rapporto…
Continua a leggere...Il documento CNDCEC sul Modello 231
Il nuovo documento “Principi di redazione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.lgs. 231/2001” elaborato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), in collaborazione con la Fondazione Nazionale dei Commercialisti e reso noto lo scorso 7 luglio, nasce dall’esigenza di offrire una risposta a coloro che sono impegnati in questa materia quali consulenti esterni incaricati di redigere il Modello organizzativo oppure chiamati in sede giudiziaria a valutarne l’idoneità e la concreta attuazione. Sebbene, infatti siano già trascorsi ben quindici anni dall’entrata in vigore del D.Lgs. 231/2001 sulla Responsabilità amministrativa degli enti, il medesimo ancora oggi “continua a rappresentare un tema di estrema attualità, attese le numerose modifiche eseguite dal catalogo degli illeciti che ne determinano l’insorgere” nonché il…
Continua a leggere...Clausole di intrasferibilità partecipazioni
A seguito della riforma del diritto societario del 2004, sono legittime nell’ambito delle S.r.l. le clausole che sanciscono in maniera tassativa il divieto assoluto di circolazione della partecipazione del socio. Tale possibilità deve essere tuttavia valutata attentamente soprattutto per le conseguenze che possono crearsi in capo alla società. Infatti, l’articolo 2469, comma 2, dopo aver sancito la passibilità di introdurre nello statuto tali clausole, dispone che in tal caso “il socio o i suoi eredi possono esercitare il diritto di recesso ai sensi dell’articolo 2473”. Si badi bene che tale diritto spetta ad nutum, ossia può essere esercitato in qualsiasi momento e da qualsivoglia socio, non essendo necessaria la presenza di atti o delibere alle quali il socio non abbia aderito. Ciò costituisce indubbiamente un forte deterrente all’introduzione di clausole…
Continua a leggere...D.Lgs. 254/2016 – Dichiarazioni di carattere non finanziario e Modello 231
Il D.Lgs. 30 dicembre 2016 n. 254, in attuazione della Direttiva 2014/95/UE, introduce nel nostro ordinamento l’obbligo per determinati enti di redigere per ogni esercizio finanziario una dichiarazione di carattere non finanziario volta ad “assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e dell’impatto dalla stessa prodotta”, avente ad oggetto temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani ed alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Gli enti in tal senso obbligati sono gli “enti di interesse pubblico” indicati all’art. 16 co. 1, D.Lgs. 39/2010 (società italiane emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani e dell’UE, banche, imprese di assicurazione e riassicurazione) ove superino il limite dimensionale di 500…
Continua a leggere...La confisca deve essere proporzionata al profitto
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 12653/16 torna nuovamente a pronunciarsi sul quantum di profitto confiscabile in capo all’ente che sia ritenuto responsabile penalmente, ai sensi dell’art.5 del D.Lgs. n.231/01, per i reati commessi nel suo interesse o vantaggio dai soggetti apicali o da coloro sottoposti all’altrui direzione o vigilanza. L’art. 19 del citato decreto prevede, infatti, che “nei confronti dell’ente è sempre disposta, con la sentenza di condanna, la confisca del prezzo o del profitto del reato, salvo che per la parte che può essere restituita al danneggiato. Sono fatti salvi i diritti acquistati dai terzi in buona fede”. Nel secondo comma il Legislatore ha inoltre previsto che “quando non è possibile eseguire la confisca a norma del comma 1 la stessa può avere ad…
Continua a leggere...La giurisprudenza di Cassazione sulle sportive
Dalla lettura di due recenti sentenze della sezione quinta della Corte di Cassazione (sentenze n. 6934/2017 e n. 7629/2017), in materia di disciplina fiscale applicabile alle società e associazioni sportive dilettantistiche, emergono alcuni aspetti che meritano qualche considerazione aggiuntiva. Nella prima sentenza (Cassazione 6934/2017) la fattispecie concreta è molto diffusa: trattasi di associazione che gestisce una palestra alla quale, in sede di accertamento, viene disconosciuta la natura “istituzionale” dei proventi riscossi dagli associati con il conseguente recupero dell’Iva non versata. La Commissione tributaria provinciale confermava la natura “commerciale” del provento ma: “sul presupposto che dall’imponibile accertato dovesse scorporarsi l’Iva inclusa nei corrispettivi percepiti e che andasse detratta l’Iva addebitata a titolo di rivalsa, rideterminava in diminuzione l’imposta dovuta e le sanzioni”. Sulla decisione sostanzialmente confermativa della Commissione regionale ricorreva…
Continua a leggere...Lo sport e l’assenza di scopo di lucro
Fino al 1996 (più precisamente con l’entrata in vigore dell’articolo 4 del D.L. 485/1996 convertito con la L. 586/1996) tutte le associazioni e società sportive, sia dilettantistiche che professionistiche, dovevano rigidamente rispettare il principio della assenza di scopo di lucro o, più correttamente, dell’obbligo di reinvestire tutti gli utili prodotti (divieto di lucro soggettivo ma non oggettivo). Dalla citata novella alla L. 91/1981 per le società sportive professionistiche è stato eliminato l’obbligo della natura non profit che ha prodotto anche lo “sbarco” in borsa di alcune di queste. Il mondo del dilettantismo, invece, fino ad oggi, ha sempre difeso strenuamente questa natura. La principale motivazione si lega al fatto che si suppone che la crescita possa avvenire, in mancanza di remunerazione dei capitali investiti e, quindi, con la difficoltà a reperirne di…
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