PROCEDURA E DIRITTO CIVILE

“Aspetto architettonico” e “decoro architettonico” nel diritto di sopraelevazione, due facce della stessa medaglia

Corte di Cassazione, VI^-2 Sez. Civ.,  Ord. n. 22156 del  12 settembre 2018 . Pres. Pasquale D’ascola – Rel. Consigliere Antonio Scarpa ‘’Non occorre che l’edificio abbia un particolare pregio artistico, ma soltanto che questo sia dotato di una propria fisionomia, sicchè la sopraelevazione realizzata induca in chi la guardi una chiara sensazione di disarmonia. Perciò deve considerarsi illecita ogni alterazione produttiva di tale conseguenza, anche se la fisionomia dello stabile risulti già in parte lesa da altre preesistenti modifiche ’’. “…sicchè anche  l’intervento edificatorio in sopraelevazione deve rispettare lo stile del fabbricato, senza recare una rilevante disarmonia al complesso preesistente, sì da pregiudicarne l’originaria fisionomia ed alterarne le linee impresse dal progettista”. CASO La ricorrente impugna la sentenza della…

Continua a leggere...

Sui rapporti tra responsabilità aggravata ex art. 96, comma 3 c.p.c. e regolamento di competenza

Cass., sez. VI, 10 settembre 2018, n. 21943. Pres. Amendola, Est. Cigna Procedimento civile – Soccombenza – Spese di lite – Responsabilità c.d. da lite temeraria (C.p.c., artt. 88, 91, 96) La condanna ex art. 96,comma 3, c.p.c., applicabile d’ufficio in tutti i casi di soccombenza, configura una sanzione di carattere pubblicistico, autonoma ed indipendente rispetto alle ipotesi di responsabilità aggravata ex art. 96, commi 1 e 2, c.p.c. e con queste cumulabile, volta al contenimento dell’abuso dello strumento processuale; la sua applicazione, pertanto, non richiede, quale elemento costitutivo della fattispecie, il riscontro dell’elemento soggettivo del dolo o della colpa grave, bensì di una condotta oggettivamente valutabile alla stregua di “abuso del processo”, quale l’aver agito o resistito pretestuosamente e…

Continua a leggere...

I limiti soggettivi della prova testimoniale

Abstract: il presente lavoro verte sulla giurisprudenza formatasi in questi ultimi anni in merito alla regola di incapacità testimoniale posta dall’art. 246 c.p.c., nell’intento di denunciare come nulla si stia muovendo su un terreno dove pure s’avverte la necessità di un qualche segnale di evoluzione 1. Le ragioni di sospetto che possono essere indotte, nei riguardi del soggetto chiamato a deporre come teste, dai particolari legami che lo stesso presenti nei confronti delle parti o dell’oggetto della controversia, sono state affrontate e risolte, dal legislatore italiano, sul terreno dell’ammissibilità della prova – anziché su quello, che, come attestato dall’analisi storica e dall’esperienza comparatistica, ben avrebbe potuto essere battuto, della relativa valutazione (cfr. Dittrich, I limiti soggettivi della prova testimoniale, Milano,…

Continua a leggere...

Fase cautelare e successiva instaurazione della fase di merito nel procedimento di nunciazione

Cassazione civile, Sez. II, sent. 31 agosto 2018, n. 21491, Pres. Correnti, Est. Giannaccari Procedimenti cautelari – azioni di nunciazione – Definizione del procedimento cautelare – Instaurazione del processo di merito – Autonoma domanda – Necessità – Difetto – Conseguenze. Le azioni di nunciazione sono soggette alla disciplina del processo cautelare uniforme, in base al combinato disposto degli artt. 688 e 669-quaterdecies c.p.c CASO I proprietari di un immobile avevano adito il giudice in via cautelare, proponendo denunzia di nuova opera ex art. 1171 c.c. e chiedendo la sospensione dei lavori di integrale demolizione e ricostruzione che un terzo stava compiendo sul proprio immobile e che stavano arrecando pregiudizio alla loro proprietà. Il giudice della cautela aveva inizialmente accolto il…

Continua a leggere...

Le Sezioni Unite tornano a pronunciarsi sulla validità delle clausole claims made

Cass. civ., Sez. Un., 24 settembre 2018, n. 22437 – Pres. G. Mammone – Rel. E. Vincenti Contratto di assicurazione – Clausole claims made – Clausole – Controllo di meritevolezza – Responsabilità civile – Risarcimento (Cod. civ., artt. 1917, 1322, 1342, 1337, 1338; Cod. Assicurazioni art. 120, 166, 183-187) [1] Il modello di assicurazione della responsabilità civile con clausole “con claims made basis”, è partecipe del tipo dell’assicurazione contro i danni, quale deroga consentita all’art. 1917, comma 1, c.c., non incidendo sulla funzione assicurativa il meccanismo di operatività della polizza legato alla richiesta risarcitoria del terzo danneggiato comunicata all’assicuratore. Ne consegue che, rispetto al singolo contratto, non si impone un controllo di meritevolezza degli interessi ai sensi dell’art. 1322, comma…

Continua a leggere...

Danno patrimoniale e danno non patrimoniale per l’occupazione di un’area condominiale. Danno in re ipsa

Cass. Civ, Ord., Sez II civile, 4 luglio 2018, n. 17460 – Pres. D’ascola – Rel. Cons. Scarpa Cosa comune condominiale -Privazione dell’utilizzo di una cosa comune da parte di un condomino – Analisi dell’art. 2059 c.c., nozione di danno patrimoniale e danno non patrimoniale. Art. 92 c.p.c. “Ove sia provata l’utilizzazione da parte di uno dei condomini della cosa comune in modo da impedirne l’uso, anche potenziale, agli altri partecipanti, possa dirsi risarcibile, in quanto in re ipsa, il danno patrimoniale per il lucro interrotto, come quello impedito nel suo potenziale esplicarsi[1]. Non è invece certamente configurabile come in re ipsa un danno non patrimoniale, inteso come disagio psico-fisico, conseguente alla mancata utilizzazione di un’area comune condominiale, potendosi ammettere…

Continua a leggere...

Sulla censurabilità, in Cassazione, dell’utilizzo del fatto notorio ad opera del giudice di merito

Cass., sez. II, 22 agosto 2018, n. 20896, Pres. Armano – Est. Positano [1] Prova civile – Poteri (o obblighi) del giudice – Fatti notori – Assunzione di una nozione di notorietà inesatta – Censurabilità in sede di legittimità per violazione di legge – Sussistenza – Discrezionalità del giudice di merito nel ricorrere alla massima di esperienza – Sindacabilità in sede di legittimità – Limiti. (Cod. proc. civ., artt. 115, 360) In tema di prova civile, in sede di legittimità è censurabile per violazione di legge l’assunzione da parte del giudice di merito di una inesatta nozione di fatto notorio – da intendere come fatto conosciuto da uomo di media cultura, in un dato tempo e luogo – e non…

Continua a leggere...

Chi riscuote il canone di locazione dopo il pignoramento dell’immobile?

Cassazione civile, Sez. VI, 28 marzo 2018, n. 7748, Pres. Cristiano, Rel. Falabella Esecuzioni immobiliari, Locazione, Frutti civili (Cod. civ. artt. 820 e 2912 e Cod. proc. civ. artt. 509,521,553 e 559) Dopo il pignoramento di un immobile che era stato già dato in locazione, il locatore-proprietario perde la legittimazione sostanziale sia a richiedere al conduttore il pagamento dei canoni, sia ad accettarli, spettando tale legittimazione in via esclusiva al custode, fino al decreto di trasferimento del bene. CASO La società Alfa proponeva opposizione avverso il Decreto del 17 febbraio 2016 con cui il giudice delegato del Fallimento di Beta s.r.l. dichiarava esecutivo lo stato passivo senza ammettere il credito da essa vantato in via privilegiata per € 1.616.183,75, credito…

Continua a leggere...

I limiti del ricorso al criterio letterale come regola ermeneutica primaria nell’interpretazione del contratto

Cass. civ., sez. III, Ord., 8 giugno 2018, n. 14882 – Pres. Vivaldi – Rel. Scarano. [1] [2] Contratto – Interpretazione del contratto – Senso letterale delle parole – Interpretazione complessiva – Interpretazione secondo buona fede – Interpretazione funzionale (Cod. civ., artt. 1362; 1363; 1370; 1366; C.p.c. art. 366) [1] Nell’interpretazione dei contratti, l’elemento letterale, il quale assume funzione fondamentale nella ricerca della reale o effettiva volontà delle parti, deve essere verificato alla luce dell’intero contesto contrattuale, coordinando tra loro le singole clausole come previsto dall’art. 1363 c.c., giacché per senso letterale delle parole va intesa tutta la formulazione letterale della dichiarazione negoziale, in ogni sua parte ed in ogni parola che la compone, e non già una parte soltanto,…

Continua a leggere...

Non è consentito ad uno dei due proprietari occupare gli spazi vuoti limitando o restringendo la proprietà dell’altro

Cass. Civ., Sez II – ord. su ricorso 27848/2013- depositata l’ 11 giugno 2018- Pres. Matera- Rel. Giannaccari Domanda di reintegrazione e manutenzione del possesso – Parti comuni dell’edificio – Possesso – Manutenzione e ricostruzione dei soffitti (cod. civ. artt. 1102, 1117, 1125, 1140, riforma condominio n.220/2012) “In materia condominiale, è pacifico che il solaio esistente, che separa il piano sottostante da quello sovrastante di un edificio appartenente a proprietari diversi, deve ritenersi, salvo prova contraria, di proprietà comune dei due piani perché ha la funzione di sostegno del piano superiore e di copertura del piano inferiore. Esso infatti costituisce l’inscindibile struttura divisoria tra le due proprietà, con utilità ed uso uguale per entrambe e correlativa inutilità per altri condomini”….

Continua a leggere...