Diritto del Lavoro

Raggiungimento dell’età pensionabile: il datore di lavoro deve rispettare il preavviso

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 11 gennaio 2019, n. 521 Rapporto di lavoro – Raggiungimento dell’età pensionabile – Obbligo di rispettare il preavviso – Sussistenza MASSIMA Nei contratti di lavoro di natura privatistica, la risoluzione del rapporto lavorativo per raggiungimento dell’età pensionabile impone al datore di lavoro il rispetto dell’obbligo del preavviso. La tipicità e la tassatività delle cause di estinzione del rapporto escludono risoluzioni automatiche al compimento di determinate età ovvero con il raggiungimento dei requisiti pensionistici. In mancanza della comunicazione scritta del preavviso, la società è tenuta al pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso. COMMENTO La Corte di Appello dell’Aquila ha accolto l’appello del lavoratore. Riformando parzialmente la sentenza di primo grado la Corte territoriale, da una parte, ha confermato…

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Infortunio sul lavoro

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 18 dicembre 2018, n. 32714 Infortunio sul lavoro – prova inadempimento datoriale qualificato – produzione del danno – doveri di sicurezza MASSIMA A seguito di un infortunio sul lavoro, il dipendente che agisce nei confronti del proprio datore di lavoro deve fornire l’allegazione dell’inadempimento datoriale qualificato, ossia quello astrattamente efficiente alla produzione del danno e di conseguenza rappresentativo di una condotta contraria ai doveri di sicurezza imposti ex lege. COMMENTO La Corte di Appello di Napoli, confermando la pronuncia del Tribunale, ha respinto la domanda di risarcimento proposta dal dipendente nei confronti della Società datrice di lavoro per un infortunio sul lavoro, che aveva provocato una forte folgorazione al dipendente. La Corte ha rilevato che…

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Il reclamo nel rito lavoro

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 4 gennaio 2019, n. 83 Rito lavoro – rito Fornero – reclamo – impugnazione – termini – comunicazione – posta elettronica certificata MASSIMA La L. n. 92 del 2012, art. 1, comma 58, prevede espressamente che, contro la sentenza che decide sul ricorso in opposizione è ammesso reclamo davanti alla corte d’appello, “da depositare, a pena di decadenza, entro trenta giorni dalla comunicazione, o dalla notificazione se anteriore”. La comunicazione menzionata nella disposizione è quella effettuata dalla cancelleria a mente dell’art. 133 c.p.c., comma 2, mediante biglietto contenente il testo integrale della sentenza che può essere, ai sensi dell’art. 136 c.p.c., comma 2, consegnato dal cancelliere al destinatario, che ne rilascia ricevuta, ovvero trasmesso a…

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Cessione del ramo d’azienda

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 18 dicembre 2018, n. 32701 Contratto a tempo indeterminato – conversione – cessione del ramo d’azienda – trasferimento del solo personale MASSIMA Sussiste la cessione del ramo d’azienda anche nelle ipotesi in cui il trasferimento abbia per oggetto soltanto il personale. In determinati settori produttivi nei quali l’attività è fondata essenzialmente sulla manodopera, la compagine dei lavoratori che cambia datore si può configurare come entità economica organizzata, che consente al cessionario di proseguire nell’impresa. La società subentrante è condannata a riammettere in servizio i lavoratori e a corrispondere loro l’indennità di cui all’art. 32 della Legge 183/2010 in misura pari a nove mensilità dall’ultima retribuzione globale di fatto. COMMENTO Bocciato anche in Cassazione il ricorso…

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Licenziamento per riduzione di personale

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 10 dicembre 2018, n. 31872 Licenziamento collettivo – criteri di scelta – alta specializzazione – idoneità – sussiste MASSIMA In materia di licenziamenti per riduzione di personale, l’accordo sindacale raggiunto al termine della procedura di cui all’art. 4, commi 5-7, della L. n. 223/1991 legittimamente contiene i criteri di scelta più idonei, nella specifica realtà aziendale data, al fine della migliore individuazione degli esuberi, prevalendo tali criteri su quelli di legge. Qualora dunque la realtà produttiva aziendale sia caratterizzata da una particolare (e delicata) specializzazione, il criterio di scelta individuato proprio nell’alta specializzazione dei soggetti interessati dalla procedura non può ritenersi di per sé generico o arbitrario, dovendo essere valutato nel peculiare e delicato contesto…

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Anche per la carica dirigenziale occorre l’eterodirezione

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 19 novembre 2018, n. 29761 Professionista – Supervisione e perfezionamento dei contratti aziendali – Controllo successivo del datore – Insussistenza – Esercizio del potere di eterodirezione – Subordinazione – Non sussiste MASSIMA Si esclude la natura subordinata del rapporto di lavoro per il professionista che si occupa della supervisione e della stipula dei contratti aziendali, laddove non sia assoggettato, neanche in forma lieve o attenuata, alle direttive, agli ordini e ai controlli del datore di lavoro, nonché al coordinamento dell’attività lavorativa in funzione dell’assetto organizzativo aziendale, come invece avviene per il dirigente. COMMENTO Bocciato in tutti i gradi del giudizio il ricorso del lavoratore che rivendicava l’inquadramento dirigenziale sulla base del CCNL terziario. Il ricorrente ricopriva varie…

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Esecuzione del patto di prova

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 3 dicembre 2018, n. 31159 Patto di prova – mansioni svolte diverse da quelle concordate – illegittimità del patto – tutela risarcitoria MASSIMA La mancata corretta esecuzione del valido patto di prova svolge i suoi effetti sul piano dell’inadempimento senza generare una nullità non prevista. Non determina, quindi, automaticamente la “conversione” in un rapporto a tempo indeterminato, bensì, come ogni altro inadempimento, la richiesta del creditore di esecuzione del patto o di risarcimento del danno. COMMENTO Nella sentenza impugnata, secondo la Corte d’Appello, lo svolgimento di mansioni diverse da quelle indicate nel patto di prova comportava che il recesso esercitato dal datore di lavoro per mancato superamento della prova dovesse essere dichiarato illegittimo, con conseguente…

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Forte conflitto tra azienda e lavoratore

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 5 dicembre 2018, n. 31485 Forte conflitto tra azienda e lavoratore – inasprimento degli animi – mobbing – configurabilità – esclusione MASSIMA È da escludere che il datore di lavoro ponga in essere una condotta persecutoria, quando tra le parti vi è una situazione conflittuale protrattasi per lungo tempo, non riferibile in via esclusiva a comportamenti tenuti dal solo datore di lavoro e che trae origine da un complesso contenzioso che aveva inasprito gli animi. Non è ravvisabile un’ipotesi di mobbing se è lo stesso lavoratore che in più occasioni ha contribuito ad accentuare la situazione di tensione tenendo comportamenti che hanno determinato l’irrogazione di sanzioni disciplinari, accertate come legittime. COMMENTO Con la pronuncia in…

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È illegittimo il licenziamento intimato con ritardo ingiustificato

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 15 novembre 2018, n. 29398 Licenziamento dirigente – Tardivo – Annullato – Infortunio dipendente – Colpa dirigente – Indennità minima  MASSIMA Nonostante l’annullamento del licenziamento per tardività, l’indennità riconosciuta al dirigente deve essere quantificata nell’importo minimo qualora il manager non sia esente da colpe nell’infortunio di un dipendente. Il licenziamento è annullato per tardività, anche qualora la condotta sanzionata abbia rilevanza penale: permane, infatti, l’obbligo di immediata contestazione perché l’incolpato può ritenere che l’azienda abbia ritenuto non grave la mancanza e, quindi, abbia soprasseduto al licenziamento. COMMENTO La sentenza in commento trae origine dal licenziamento di un dirigente ritenuto responsabile dell’infortunio mortale occorso ad un dipendente, suo sottoposto. A parere della Corte d’Appello, il licenziamento era illegittimo…

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Il superminimo individuale e contrattazione collettiva

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 9 novembre 2018, n. 28769 Superminimo individuale – Sussiste – Termine – Produrre – CCNL – Migliorativo – Comparsa di risposta – Decade MASSIMA Il superminimo individuale resiste anche se la contrattazione collettiva introduce miglioramenti nella retribuzione del lavoratore, poiché fa fede l’accordo ad hoc raggiunto tra il datore di lavoro e il lavoratore. Il termine per l’azienda per poter indicare fra i documenti e depositare il verbale dell’accordo sindacale è la comparsa di risposta, se quest’ultima vuole provare che il superminimo è regolamentato dal contratto collettivo, altrimenti decade dal diritto di poterlo produrre. COMMENTO La Corte di Appello di Roma confermava la sentenza del primo grado. Il Tribunale aveva ritenuto non assorbiti gli importi erogati…

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