Diritto del Lavoro
Responsabilità degli enti derivante da reati colposi
Cassazione Penale, Sezione IV, 27 settembre 2019, n. 39713 Responsabilità amministrativa dell’ente che risparmia sulle norme antinfortunistiche Massima I1 indipendentemente dal suo effettivo raggiungimento, e, il secondo, qualora l’autore del reato abbia violato sistematicamente le norme antinfortunistiche, ricavandone oggettivamente un qualche vantaggio per l’ente, sotto forma di risparmio di spesa o di massimizzazione della produzione, indipendentemente dalla volontà di ottenere il vantaggio stesso. A tal riguardo l’interesse ed il vantaggio per l’ente sono criteri alternativi tra di loro. Commento Il caso concreto esaminato dalla Cassazione riguardava l’infortunio occorso a un lavoratore dipendente con mansioni di aiuto-elettricista. Il lavoratore, mentre svolgeva per conto della società alcuni lavori in un cantiere dentro un centro commerciale in costruzione – lavori consistenti nel posizionare…
Continua a leggere...L’account riconducibile ad una persona identificata o identificabile deve essere rimosso al termine del rapporto lavorativo
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 4 ottobre 2019, n. 24873 Contratto di lavoro – rapporto di lavoro autonomo seguito da rapporto di lavoro subordinato – identità di mansioni svolte – subordinazione ab initio Massima Deve riconoscersi la sussistenza di un rapporto subordinato anche in epoca anteriore alla stipula del contratto di lavoro subordinato laddove i testimoni confermino che il lavoratore svolgeva precedentemente le stesse mansioni in favore del datore di lavoro (Nel caso di specie il rapporto di lavoro riguardava un geometra il quale veniva inserito nello studio professionale di un ingegnere, inizialmente come lavoratore autonomo e, successivamente, come lavoratore subordinato, pur restando invariate le condizioni di lavoro e le mansioni complessive svolte dal geometra sia prima che dopo la stipulazione…
Continua a leggere...Divieto di trasferimento del lavoratore che assiste con continuità un familiare disabile convivente
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 23 agosto 2019, n. 21670 Permessi per l’assistenza al familiare disabile convivente – cambio di sede – divieto Massima Il divieto di trasferimento del lavoratore che assiste con continuità un familiare disabile convivente, di cui all’articolo 33, comma 5, della legge 104/92, nel testo modificato dall’articolo 24, comma 1, lettera b), della legge 183/10, opera ogni volta muti definitivamente il luogo geografico di esecuzione della prestazione, anche nell’ambito della medesima unità produttiva che comprenda uffici dislocati in luoghi diversi, in quanto il dato testuale contenuto nella norma, che fa riferimento alla sede di lavoro, non consente di ritenere tale nozione corrispondente all’unita produttiva di cui all’articolo 2103 c.c.. Commento La sentenza oggetto del presente commento traeva…
Continua a leggere...Mutamento della sede di lavoro del lavoratore
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 4 settembre 2019, n. 22100 Trasferimento del dipendente ad altra sede – assenza dal servizio – licenziamento – legittimità – cambio delle ragioni del trasferimento MASSIMA È ritenuto legittimo il licenziamento del lavoratore assente dal servizio nella nuova sede anche se il datore di lavoro cambia le ragioni del trasferimento; per l’imprenditore è sufficiente dimostrare in giudizio le reali cause organizzative e produttive che hanno giustificato il provvedimento. COMMENTO Nel caso in commento il lavoratore impugnava il licenziamento intimatogli dalla Società per assenza ingiustificata. Il Tribunale rigettava la domanda del lavoratore e la Corte di Appello, a sua volta, confermava la sentenza di primo grado. Quest’ultima, a sostegno delle proprie tesi, affermava che il lavoratore non…
Continua a leggere...Periodo di comporto e licenziamento
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 13 settembre 2019, n. 22928 Recesso – licenziamento – superamento del periodo di comporto – fattispecie Massima In tema di licenziamento per superamento del periodo di comporto, devono essere inclusi nel calcolo del periodo, oltre ai giorni festivi, anche quelli di fatto non lavorati, che cadano durante il periodo di malattia indicato dal certificato medico, operando, in difetto di prova contraria (che è onere del lavoratore fornire), una presunzione di continuità, in quei giorni, dell’episodio morboso addotto dal lavoratore quale causa dell’assenza dal lavoro e del mancato adempimento della prestazione dovuta, con la precisazione che la prova idonea a smentire tale presunzione di continuità può essere costituita solo dalla dimostrazione dell’avvenuta ripresa dell’attività lavorativa. Commento Nel…
Continua a leggere...Professionista di studio professionale: quando scatta lo status di dipendente
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 10 settembre 2019, n. 22634 Professionista – studio professionale – prestazione – eterodirezione – intensità – condizioni MASSIMA In relazione alla qualificazione come autonome o subordinate delle prestazioni rese da un professionista in uno studio professionale deve ritenersi che la sussistenza o meno della subordinazione debba essere verificata in relazione all’intensità della etero-organizzazione della prestazione, al fine di stabilire se l’organizzazione sia limitata al coordinamento dell’attività del professionista con quella dello studio, oppure eccedesse le esigenze di coordinamento per dipendere direttamente e continuativamente dall’interesse dello stesso studio, responsabile nei confronti dei clienti di prestazioni assunte come proprie e non della sola assicurazione di prestazioni altrui. COMMENTO Nel caso in esame la Corte d’appello, in parziale riforma…
Continua a leggere...Il licenziamento per giusta causa venga intimato a fronte di più condotte inadempienti addebitate
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 2 maggio 2019, n. 11539 Licenziamento disciplinare – quadro direttivo – lettera inviata ai superiori – perplessità sull’incarico affidatogli – polemica irrispettosa – configurabilità – esclusione – illegittimità del recesso Massima Nell’ipotesi in cui il licenziamento per giusta causa venga intimato a fronte di più condotte inadempienti addebitate, non necessariamente l’esistenza della giusta causa deve essere ritenuta solo con riferimento al complesso dei fatti contestati, potendo ciascuno di essi essere idoneo a giustificare la massima sanzione espulsiva. Commento La vicenda in esame riguardava un lavoratore, con qualifica di quadro direttivo, che veniva licenziato disciplinarmente per: a) aver inviato una polemica ed irrispettosa lettera a cinque superiori prima della formalizzazione dell’incarico poi affidatogli per un progetto da…
Continua a leggere...Inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del prestatore di lavoro
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 15 maggio 2019, n. 13023 Licenziamento – inadempimento che non porta danni all’azienda – recesso per giusta causa – legittimità – esclusione – giustificato motivo soggettivo – applicabilità MASSIMA Nelle ipotesi in cui il notevole inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del prestatore di lavoro non ha portato danni all’azienda, si deve escludere il licenziamento per giusta causa. La violazione delle procedure, infatti, può integrare il giustificato motivo soggettivo ma non il recesso in tronco dal rapporto di lavoro, escludendo una gravità tale da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro. COMMENTO Nel caso in esame un lavoratore dipendente, assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato full-time, svolgente mansioni di operaio e…
Continua a leggere...Sopravvenuta inidoneità fisica del lavoratore
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 21 maggio 2019, n. 13649 Licenziamento – inidoneità fisica sopravvenuta – mansioni adeguate – obblighi – illegittimità Massima In tema di licenziamento per inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore, derivante da una condizione di handicap, sussiste a carico del datore di lavoro l’obbligo della previa verifica della possibilità di adattamenti organizzativi ragionevoli nei luoghi di lavoro ai fini della legittimità del recesso, che discende, pur con riferimento a fattispecie sottratte ratione temporis all’applicazione dell’articolo 3, comma 3 bis, del decreto legislativo 216/03, di recepimento dell’articolo 5 della direttiva 2000/78/Ce, dall’interpretazione del diritto nazionale in modo conforme agli obiettivi posti dal citato articolo 5. Commento Nel caso de quo, un lavoratore era rientrato al lavoro dopo un grave…
Continua a leggere...Risarcimento del danno da mobbing
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 17 aprile 2019, n. 10725 Salute e sicurezza sul lavoro – mobbing – condotta persecutoria – richieste continue – privazione mansioni – richiesta dimissioni Massima Ai fini della configurabilità del mobbing lavorativo, l’elemento qualificante, che deve essere provato da chi assuma di avere subito la condotta vessatoria, va ricercato non nell’illegittimità dei singoli atti bensì nell’intento persecutorio che li unifica: ne consegue che è legittima la condanna inflitta al datore per il risarcimento del danno da mobbing laddove la condotta persecutoria si è esplicata nelle continue e pressanti richieste di chiarimenti al dipendente sulle sue assenze per malattia e sulle cure mediche, nella privazione della parte più rilevante delle mansioni al rientro dalla malattia e nella…
Continua a leggere...- PRECEDENTE
- 1
- 2
- 3
- 4
- …
- 17
- 18
- SUCCESSIVO