Diritto Bancario
La fideiussione nella recente giurisprudenza della Cassazione
La fideiussione costituisce una garanzia personale frequentemente utilizzata nella prassi bancaria. Nel corso del 2016 la Cassazione si è espressa in argomento nei seguenti termini: – è ammissibile il concorso di una fideiussione con una garanzia reale rispetto al medesimo credito (Cass. 2540/2016); – la fideiussione omnibus senza limitazione di importo (stipulata anteriormente alla data di entrata in vigore dell’art. 10 della l. 17 febbraio 1992, n. 154) è efficace limitatamente ai debiti sorti a carico del garantito prima della data predetta; perché tali effetti si producano sui debiti successivi occorre che le parti fissino l’importo massimo garantito con la rinnovazione della convenzione di garanzia, che, risolvendosi in un accordo diverso dal precedente con efficacia ex nunc, non costituisce un’ipotesi…
Continua a leggere...Illegittima segnalazione alla Centrale dei rischi e danno in re ipsa
Con la recente decisione del 25.1.2017 n. 1931, la Cassazione è tornata ad occuparsi del rapporto tra illegittima segnalazione a sofferenza alla Centrale dei rischi e (presunto) danno in re ipsa. La Suprema Corte ha in primo luogo ribadito che, pur rientrando l’attività di segnalazione alla Centrale dei rischi nell’ambito delle attività pericolose ex art. 2050 c.c., tale circostanza non configura un’ipotesi di responsabilità oggettiva della banca (Cass. 1931/2017; Cass. 10422/2016; Cass. 18812/2014), essendo all’opposto sempre necessario l’accertamento della sussistenza del nesso di causalità tra l’attività e il danno patito dal terzo (Cass. 1931/2017; Cass. 5254/2006): è dunque escluso, nell’ipotesi disciplinata dall’art. 2050 c.c., ed in particolare in quella dell’illegittima segnalazione alla Centrale dei rischi, che il danno debba essere…
Continua a leggere...Rapporti bancari e data certa
Nei rapporti bancari, la ‘certezza’ della data assume rilevanza in numerose circostanze, ad esempio nei crediti garantiti da pegno, nelle garanzie fideiussorie oltre che, naturalmente, nel fallimento. Una recente decisione della Cassazione (22 dicembre 2016, n. 26778) affronta la questione della attuale rilevanza, ai fini del conseguimento della data certa, del timbro datario apposto dalle Poste. Come noto, ex art. 2704, comma 1, c.c., la prova della data della scrittura privata – che non sia stata autenticata, né registrata, né riprodotta in atti pubblici – può essere fornita anche da un fatto che stabilisca “in modo egualmente certo” la data di formazione del documento. Secondo il risalente orientamento formatosi quando il servizio postale era espletato in via esclusiva dallo Stato…
Continua a leggere...Contratto-quadro e forma scritta
Riguardo al requisito della forma scritta nell’ambito delle contrattazioni finanziarie, la Cassazione ha più volte chiarito come essa sia prevista dalla legge per il contratto-quadro, non per i singoli ordini (Cass. 2 agosto 2016, n. 16053; Cass. 22 marzo 2013, n. 7283; Cass. 19 maggio 2005, n. 10598; Cass. 7 settembre 2001, n. 11495), salvo che, per questi ultimi, siano state le parti stesse (banca e cliente) a prevederla a norma dell’art. 1352 c.c. (Cass. 29 febbraio 2016, n. 3950). Tale ultima evenienza si verifica, abitualmente, nella negoziazione dei contratti derivati che, come noto, si chiamano in questo modo perché il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile. Quando…
Continua a leggere...Vittime di usura e Centrale dei rischi
La Circolare Banca d’Italia n. 139/1991 – Centrale dei rischi. Istruzioni per gli intermediari creditizi (15° aggiornamento: giugno 2016), nel disciplinare il funzionamento della Centrale dei rischi prevede (Cap. II, Sez. 6, § 19.1) che nel caso di soggetti destinatari di provvedimenti di sospensione dei termini di pagamento disposti dalla Procura della Repubblica a favore delle “vittime di usura”, ex art. 20 L. 44/99 (modificato dalla L. 3/2012), gli intermediari devono tener conto della temporanea inesigibilità dei crediti – sia in quota capitale che in sorte interessi (ove prevista) – ai fini della quantificazione degli importi da segnalare. Coerentemente, per l’intero periodo di efficacia del procedimento sospensivo, essi devono fermare il computo dei giorni di persistenza dell’eventuale inadempimento e valorizzare…
Continua a leggere...Oneri probatori della banca e del correntista
Secondo il prevalente orientamento della giurisprudenza di merito (da ultimo App. Milano 5.1.2017) e di legittimità la banca che agisce in giudizio per far valere il proprio credito, derivante dal saldo debitore del conto, al fine di dimostrare l’entità del credito (contestato dalla controparte) deve produrre gli estratti conto a partire dalla data di apertura del rapporto (Cass. 4046/2016; Cass. 20221/2015; Cass. 9201/2015; Cass. 21597/2013; Cass. 1842/2010; Cass. 23974/2010). Nell’ipotesi in cui la banca creditrice non abbia prodotto il primo estratto conto, si ritiene corretto effettuare il calcolo dei rapporti di dare e avere tra le parti, partendo dal c.d. ‘saldo zero’ (Cass. 19696/2014; Cass. 3632/2014; Cass. 9695/2011; Cass. 1842/2011; Cass. 23974/2010). La giurisprudenza di legittimità ha altresì precisato che…
Continua a leggere...Obblighi di rendicontazione della banca
Il contratto di conto corrente bancario, o di corrispondenza, ha natura di contratto innominato misto, in cui concorrono gli elementi del mandato (che hanno rilievo preminente nella determinazione della sua struttura e disciplina, come si ricava dal richiamo alle norme sul mandato contenuto nell’art. 1856 c.c. per tutte le operazioni regolate in conto corrente) ed elementi di altri negozi (così Cass. 21 dicembre 1971 n. 3701). Tanto non basta, tuttavia, a far ritenere che il rendiconto della banca per l’attività prestata in esecuzione del contratto trovi la sua disciplina nella regola posta dall’art. 1712 c.c.. Vero è, invece, che in tema di conto corrente bancario ha fondamento applicativo l’art. 1832 c.c. (cui fa rinvio l’art. 1857 c.c.). La Corte di…
Continua a leggere...Rapporti bancari e consulenza tecnica d’ufficio
La CTU non è un mezzo istruttorio in senso stretto ma rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito, cui è rimessa la facoltà di valutarne la necessità o l’opportunità ai fini della decisione, nonché l’ambito di estensione Essa può essere disposta solo per valutare fatti di cui sia già pacifica la dimostrazione e non può essere funzionale a soddisfare finalità esclusivamente esplorative: non può valere a eludere l’onere di allegazione e di prova incombente sulle parti processuali per la dimostrazione dei fatti posti alla base delle pretese azionate, specie in un sistema processuale caratterizzato da preclusioni istruttorie. Di conseguenza, la richiesta di CTU non è ammissibile ove la parte tenda con essa a supplire l’onere di allegazione e della…
Continua a leggere...La Cassazione torna a pronunciarsi su oneri probatori, anatocismo e ricognizione di debito
Si segnala una recente decisione della Suprema Corte (Cass. 1 dicembre 2016, n. 24546) che ha ribadito importanti principi di diritto di immediato impatto pratico: – nei rapporti bancari in conto corrente, la banca non può sottrarsi all’onere di provare il proprio credito invocando l’insussistenza dell’obbligo di conservare le scritture contabili oltre dieci anni dalla data dell’ultima registrazione, in quanto tale obbligo, volto ad assicurare una più penetrante tutela dei terzi estranei all’attività imprenditoriale, non può sollevarla dall’onere della prova piena del credito vantato anche per il periodo ulteriore (da ultimo Cass. 7972/2016); – quando viene dedotta l’invalidità della clausola contrattuale che stabilisce, in violazione dell’art. 1283 c.c., la capitalizzazione passiva degli interessi trimestrali passivi, è necessario procedere alla ricognizione…
Continua a leggere...Attività negoziali pregiudizievoli dei terzi creditori
Nell’ambito dei rapporti bancari non è infrequente la censura di condotte lesive dei diritti di terzi creditori. A tale riguardo si segnala un’interessante decisione della Suprema Corte (Cass. 28 settembre 2016, n. 19196). Rilevano i giudici di legittimità che in assenza di una norma che vieti, in via generale, di porre in essere attività negoziali pregiudizievoli per i terzi, il negozio lesivo dei diritti o delle aspettative dei creditori non è, di per sé, illecito, sicché la sua conclusione non è nulla per illiceità della causa, per frode alla legge o per motivo illecito determinante comune alla parti, apprestando l’ordinamento, a tutela di chi risulti danneggiato da tale atto negoziale, dei rimedi speciali che comportano, in presenza di particolari condizioni,…
Continua a leggere...- PRECEDENTE
- 1
- 2
- …
- 36
- 37
- 38
- …
- 45
- 46
- SUCCESSIVO