Semplificare il diritto si può. Il legal design conquista gli studi legali
di Mario Alberto Catarozzo - Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace CommunicationsOgni qual volta di parla di diritto e di legge il cittadino comune comincia a preoccuparsi e non tanto per il, contenuto, quanto per la forma. Diritto spesso è sinonimo di criptico, complicato, riservato solo agli addetti ai lavori. L’uomo della strada, e con esso comprendiamo tutti coloro che non sono avvezzi a maneggiare norme e codici, tendono a non capire il linguaggio e spesso la stessa forma con cui le norme sono elaborate.
Proviamo a pensare quanto è poco frendly per il cittadino la normativa sulla privacy, al punto tale da dover spingere il Legislatore a più riprese a intervenire per semplificare la normativa e per imporre agli addetti ai lavori di renderla il più chiara possibile, anche mediante l’uso di modelli, icone, simboli e quant’altro possa rendere più immediato e comprensibile il contenuto.
Che dire, poi, delle condizioni generali di contratto che si riportano per pagine e pagine in calce ad accordi con banche, assicurazioni e molteplici altre situazioni in cui il cittadino firma senza aver né letto, né tantomeno capito. Una forma linguistica e di stile grafico poco comprensibile vuol dire inficiare il senso stesso del diritto, che dovrebbe essere quello di mettere in condizione i destinatari di conoscere, capire e poi poter decidere.
Il web e le nuove tecnologie non hanno inizialmente facilitato il compito, in quanto ci siamo trovati a doverci districare tra nuove normative italiane e comunitarie, a cui dare una risposta spesso con un semplice flag, velocemente e tra mille input diversi.
Ultimamente le cose stanno cambiando, perché l’utente vuole sempre più spesso capire cosa sta firmando, capire con cosa ha a che fare, sia nelle relazioni con la pubblica amministrazione, che con i consulenti privati (avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti, notai).